Nerone e il presagio del fulmine

da il libro Tacito Annali XIV, 22

Nel mezzo di tali vicende, brillava in cielo una cometa, che la credenza popolare interpreta come segno di cambiamento del re. Quindi, come se gia Nerone fosse stato cacciato, ci si domandava su chi sarebbe caduta la scelta, e sulla bocca di tutti correva il nome di Rubellio Plauto, la cui nobilta’ derivava, per parte di madre, dalla famiglia Giulia. Amava le idee e i princ?pi del passato, austero nel comportamento, riservato e casto nel privato, e quanto pi? cercava, per timore, di passare inosservato, tanto pi? si parlava di lui. Le chiacchiere sul suo conto presero consistenza, quando si diede, con altrettanta leggerezza, l’interpretazione di un fulmine. Infatti, mentre Nerone banchettava presso i laghi di Simbruvio, in una villa chiamata Sublaqueum, i cibi furono colpiti dal fulmine, che mando’  in pezzi la mensa, e cio’ si era verificato nel territorio di Tivoli, da cui proveniva il padre di Plauto, sicch? la gente credeva che il volere degli d?i l’avesse destinato alla successione, e parteggiavano per lui non pochi, per i quali vagheggiare avventure rischiose ? una forma di ambizione suggestiva, ma in genere illusoria. Scosso dunque dalle voci, Nerone scrisse una lettera a Plauto: lo invitava a farsi carico della tranquillita’ di Roma e a non prestarsi a chi propalava chiacchiere maligne: aveva, in Asia, terreni ereditati, in cui poteva passare, al sicuro, una giovinezza lontana da torbidi. Cosi’ Plauto l? si ritir? con la moglie Antistia e pochi amici. In quegli stessi giorni, un’insensata smania di emozioni procura a Nerone impopolarita’ e un grosso rischio: s’era infatti immerso a nuotare nella sorgente, da cui viene incanalata l’acqua Marcia verso Roma. Si pensava che, avendovi immerso il corpo, avesse contaminato le sacre fonti e la santita’ del luogo. La grave malattia che seguiì fu prova dell’ira divina.