S. Mauro nasce a Roma, dal Senatore e Console Eutichio e dalla nobile Giulia nell’anno 512. La madre temeva che il figlio potesse crescere senza i giusti insegnamenti, e avrebbe voluto degli istruttori che lo educassero e lo avviassero alle scienze e alla virt . il periodo storico  È in cui caduto l’Impero Romano d’Occidente, i barbari
imperversano in tutta Europa. Le antiche virtù romane sono un pallido ricordo, violenza e corruzione regnano incontrastate; le scuole spariscono e il Cristianesimo tende alla superstizione. Il padre, allora, avendo saputo
dell’opera di Benedetto nel Monastero di Subiaco decide di affidarlo a lui. I monasteri di Benedetto
divennero infatti in quegli anni roccaforti di cristianità e civiltà. Fu così che Mauro all’età di 12
anni, insieme a un altro coetaneo Placido, furono accolti da Benedetto divenendo i primi due “oblati” del suo ordine. Benché Mauro non sia stato il primo in ordine di tempo, Benedetto per lui ebbe sempre un affetto speciale, perché in Mauro ravvisò la più perfetta espressione della vita monastica da lui concepita, affidandogli presto
responsabilità e ponendolo come tramite tra lui e gli altri monaci.
Preghiera e lavoro accompagnarono tutta la vita di Mauro; e proprio grazie alla preghiera, ci
racconta S. Gregorio Magno, che Mauro riesce a vedere un demonio tirare per l’abito un monaco,
tutti i giorni all’ora della preghiera, riuscendo così a liberarlo.
Racconta ancora S. Gregorio che un giorno Placido uscì a prendere dell’acqua. Cadutagli la brocca di
mano, nel tentativo di recuperarla cadde e fu trascinato verso il centro del lago. Benedetto chiuso
nella sua cella ebbe per volontà di Dio conoscenza dell’accaduto e chiamato subito Mauro lo
incaricò di aiutare il compagno. Mauro chiesta e ottenuta la benedizione partì subito e nella foga di
arrivare presto dal compagno corse sull’acqua senza accorgersi di farlo, e presolo per i capelli lo
trascinò a terra in men che non si dica. Giunto sulla riva, guardando indietro capì cosa aveva fatto e
ritornò subito dall’Abate per raccontargli dell’accaduto. Mauro diceva che il fatto era avvenuto solo
in forza del comando, Benedetto attribuì tutto alla sua ubbidienza.

E un altro giorno, rimasto solo in Monastero, i genitori di un fanciullo zoppo e muto, gli si
presentarono dinanzi con le lacrime agli occhi prostrandosi ai suoi piedi, implorandogli la Grazia
per la salute del figlio. Mauro confuso, poggi sull’infermo la stola che il Santo ò Patriarca gli aveva
donato in occasione dell’ascensione al Diaconato, e il fanciullo guarì. Mauro umilmente attribuì
ancora una volta il miracolo alla virtù della stola di S. Benedetto.
Con il passare degli anni cresce anche l’invidia verso l’opera dei benedettini, tra gli stessi Cristiani. E
così un prete di nome Fiorenzo dapprima tenta di avvelenare Benedetto, Mauro e gli altri frati; poi
fallito il primo tentativo, invia delle donne nel tentativo di distogliere le loro attenzioni da
preghiera e lavoro. Siamo nel 529 e Benedetto, forse convinto anche da queste disavventure, con i
suoi monaci raggiunge Cassino. Il solo Mauro resta a Subiaco per dar vita a quell’Abbazia che
diverrà la più celebre del mondo per aver dato alla Chiesa uomini illustri per santità e dottrina. Nello
stesso periodo Placido era stato inviato in Sicilia, e Mauro nei piani di Benedetto sarebbe stato il
successore destinato a continuare e consolidare (a Montecassino) la sua opera. Ma le vie del Signore
non sono quelle degli uomini. E così quando il Vescovo di Le Mans, spinto dalla fama della santità di
Benedetto, lo prega di inviare alcuni dei suoi monaci più Santi a costruire un monastero, Benedetto
non esita un attimo a scegliere Mauro e quattro altri compagni: Antonio, Costantiniano, Simplicio e
Fausto. Grande fu la commozione tra i fratelli che avevano visto in Mauro il degno successore del
Gran Padre. Ma Benedetto li consolò e dopo aver consegnato a Mauro una copia della Regola, del
pane e del vino, li congedò. Successivamente furono raggiunti da altri due monaci che gli
consegnarono tre reliquie della prima Croce, altre reliquie e una lettera commovente che conteneva
profezie sulle difficoltà che avrebbero incontrato durante il viaggio. Il 20 Marzo, nella notte del
Sabato Santo, giunto a Font-Rouge, Mauro ebbe visione della morte di Benedetto. Giunto al
termine del suo viaggio, dopo molte difficoltà, edificò il monastero di Glanfeuil ( oggi S. Maur sur
Loire) . Subito la nuova Abbazzia divenne celebre, i monaci divennero ben 140. In seguito Mauro ne
fondò ancora altri sparsi per tutta la Francia. In tutti gli anni passati in Francia, sia lungo gli
spostamenti che a Glanfeuil compì una lunga serie di miracoli. E proprio a Glanfeuil Mauro si ritirò
sempre più nella preghiera per prepararsi alla morte che sapeva vicina. Colpito da pleurite, il 15
Gennaio del’anno 584 all’età di 72 anni, 41 dopo il suo arrivo in Gallia e 18 di dimora in quel luogo
passò dalla terra al cielo. I monaci deposero il corpo nella Chiesa di S. Martino, dove aveva passato i
suoi ultimi giorni in preghiera. La salma per volere della popolazione del luogo fu esposta per tre
giorni e tre notti per poter essere venerata. Fu un pellegrinaggio continuo, ininterrotto di uomini,
donne, ragazzi, malati, ad implorare dal Santo l’aiuto dell’anima e la salute del corpo; e i miracoli
furono innumerevoli.